No, non sei ciò che fai
O, almeno, non solo quello.
La narrativa cortese sul tema ci spinge a identificarci tutti in ciò che facciamo, a prendere il nostro lavoro sul serio, a prendere noi stessi sul serio.
Diciamolo: la romanticizzazione del lavoro ci sta un po’ sfuggendo di mano.
Confondiamo il lavoro con la nostra essenza, il nostro senso, la nostra definizione come persona.
Anche meno.
Il lavoro è un mezzo.
Non la nostra identità, non il nostro unico modo per risolverci o riscattarci da tutte le angherie subite in passato.
Si può sperimentare, si può cambiare idea.
Si può fallire.
Il tuo lavoro può rappresentarti.
Oppure può anche solamente essere il mezzo che hai per pagarti le spese.
Va bene uguale.
Reminder Scortese: si chiama “lavoro”, non “Erasmus”: non potrà mai piacerti al cento per cento.
È bellissimo amare ciò che si fa e farlo al meglio, ve lo scrive una a cui piace il suo lavoro.
Ma siamo anche altro oltre il lavoro.
Ridurre ciò che siamo esclusivamente a ciò che facciamo è una prassi sempre più diffusa ma altamente pericolosa, perché tarpa le ali alle nostre potenzialità e ci mette ansia ogni qual volta ci scontriamo con quella solita domanda lì:
“Cosa voglio fare da grande?”
Diario scortese - Un fiocco per sognare
Da ragazzina ero in fissa con “Un fiocco per sognare”, un manga - ma che noi millennials chiamavamo “cartone” - in cui la protagonista indossava un fiocco magico per potersi trasformare in tutte le persone che conosceva.
Non si trattava di mutarsi in un semplice alter ego, non era Magica Emy, non era Creamy o Sailor Moon. Lei poteva trasformarsi in tutte le persone che aveva attorno a sé, dal ragazzino che le piaceva al commesso del banco salumi dell’Esselunga.
Quel potere mi affascinava tantissimo: stare nei panni degli altri, vedere con i loro occhi, pensare con la loro testa, vivere un po’ anche la loro vita.
Da piccola non volevo fare la psicologa, neanche sapevo cosa facesse una psicologa. Ma da sempre ho cercato un modo per appagare la mia curiosità e fame di punti di vista diversi dal mio. Sarà questo (oltre alla mia incapacità nei lavori manuali) che mi ha portato alla psicologia?
Ogni giorno i miei pazienti mi permettono di viaggiare nelle loro menti, regalandomi la possibilità di vivere all’interno di molte vite diverse, in giro per l’Italia e per il mondo, tra passioni e dolori, che mai potrei sentire da così dentro in un’unica vita.
È questo uno tra i COME più grandi che soddisfo con la mia professione: permettermi di vivere altre vite, oltre la mia, assorbendone emozioni, pensieri, ma anche abitudini, modi di dire, tradizioni.
Lo soddisfo con la mia professione, ma sono certa che lo avrei cercato in qualsiasi altra dimensione.
Più che capire “cosa” fare da grande… e se ci chiedessimo “come” voglio fare da grande?
Quali sono i “come” per te importanti?
Riesci a soddisfarli attraverso il tuo lavoro?
Dimmelo!
Mi secca parlare da sola, quindi mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista. Puoi commentare qui sotto, rispondermi via mail, su Telegram, su Instagram, su X, o anche inviarmi un piccione viaggiatore.
Se lo hai perso:
Smartphone e Gen Z
Ma perché non riusciamo a liberarci dallo smartphone? Ne ho parlato in diretta su RadioCapital e in questa puntata di OnePodcast con Marco Maisano
Relazioni tossiche?
Sono molto frequenti slogan che esortano a eliminare le "persone tossiche" dalla propria vita, spesso accompagnati da diagnosi grossolane sui loro presunti disturbi mentali. In questo articolo per My Personal Trainer chiariamo cos’è una relazione “tossica”. E perché l’aggettivo “tossica” non va per niente bene se lo usiamo per definire una persona.
Maggio sarà un mese ricco di eventi!
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Ma dimmi un po’: di cosa parliamo nella prossima newsletter?
Accetto suggerimenti.
Ciao! Il lavoro che attualmente svolgo non è quello dei sogni e tantomeno quello per il quale ho studiato. Lo vedo come un mezzo per pagarmi da vivere, ma non vivo per il lavoro. Dicendo dei “no” ho evitato di farmi sfruttare anche nei giorni di riposo, perché penso che il tempo privato in realtà non abbia prezzo: tempo che passo con le persone che amo ed il tempo per me. Ma non si vive d’aria e d’amore, quindi si lavora! 😉